sabato 14 febbraio 2015

Umanità



Giovanni Iudice: "UMANITA'"




Il quinto stato











Le recentissime vicende della riforma costituzionale notturna, del separatismo ucraino, delle lista dei settemila sospetti evasori, della presa di Sirte da parte dell'Isis hanno hanno contribuito alla rimozione dai media e dalle coscienze della più grande tragedia del mar mediterraneo mai avvenuta.  
Come se ormai si fosse formato un callo duro sulle coscienze, come se si fosse steso un velo selettivo sugli occhi dei cittadini, come se l'Italia fosse un paese barbaro, egoista, attento alle proprie tasche e al proprio particulare, come una grande svizzera montanara e orologiaia.
Qualcuno (molti purtroppo) sui social si sono spinti a dire che gli sta bene, così imparano a venire a rubarci il lavoro, come si sentiva in Francia e Belgio cinquant'anni fa, a proposito degli italiani. 
Discorso buonista? o realista?
Esaurita l'immigrazione economica dal nord Africa e dall'est Europa, perchè tanto non abbiamo più niente da offrire, adesso siamo di fronte, quasi esclusivamente, al flusso inarrestabile della lotta per la vita, per la sopravvivenza, per la speranza di un futuro, quale che sia. E l'Italia è un luogo di passaggio per la maggioranza che sfida il mare e prima ancora i rapinatori libici e i trafficanti del deserto. 
Ma noi stiamo risparmiando 100.000 euro al giorno, chiudendo Mare Nostrum e rivolgendoci a Triton, o meglio aderendo a Triton e rivolgendo lo sguardo dall'altra parte.
Nessuna parola ferma nell'egoistica Europa, ormai totalmente asservita ai piani dell'economia finanziaria.  Anzi: dagli al greco, qualche giorno prima definito "speranza di cambiamento". 
E ancora una volta Lampedusa lasciata sola: ma sono italiani anche loro o no?
Ma il peggio deve ancora venire, perchè quando si sarà compiuto il lunghissimo iter del riconoscimento dello status  di rifugiati (dura più di un anno, perchè nel nord est c'è una sola commissione!) nessuno ha pensato cosa fare con gli 80.000 sui 150.000 arrivati, che bontà loro sono rimasti in Italia. 
Che non vengano a dire, poi,  che questa gente ingrossa le fila dei disoccupati, dei delinquenti, dei questuanti. Lo sappiamo già da adesso e aspettiamo che la facile previsione si avveri. Solo i profughi inseriti nel sistema SPRAR hanno una sia pur minima possibilità di essere avviati a qualcosa di concreto dopo il riconoscimento. Tutti gli altri, inviati nelle città e nei piccoli comuni con provvedimenti d'urgenza delle prefetture,  dopo il riconoscimento, se non partiranno dall'Italia, ricominciando l'iter in un altro paese, saranno destinati alla strada, alla delinquenza o ai campi dei nuovi schiavi della raccolta dei pomodori in Campania.
 Mano d'opera a basso costo per l'agricoltura e per la criminalità anche nostrana.
Ma nessuno che abbia il coraggio e la forza politica di mettere sul tappeto la questione dell'irreversibile e inarrestabile flusso di umanità senza altra speranza, che interpella  tutta l'Europa.



Quell'umanità che Giovanni Iudice ha rappresentato nella sua tela, che si è meritata il paragone con il Quarto stato di Pelizza da Volpedo.


Non bastano sicuramente i comunicati stampa e i flebili lamenti di Alfano o le sparate di Renzi. Gli italiani, buonisti e non, si aspettano che qualcuno apra bocca e non si limiti a rincorrere le emergenze, chiudendo la stalla quando i buoi saranno già  scappati. 
L'unica emergenza alla quale non ci si può sottrarre è quella del salvataggio in mare e invece per pochi euro al giorno (metà del costo mensile di un deputato) l'Italia lo ha fatto. 
Il contrario di buonista, in questo caso, non è realista: è criminale! 

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