lunedì 9 novembre 2015

Controcorrente. Il nuovo centro destra





Un nuovo centro 
(destra), civile e moderno








Ho sempre pensato che all'Italia mancasse una destra civile come esiste in altri paesi europei: conservatrice in economia, ma nello stesso tempo moderna nel campo dei diritti civili e delle libertà.  Non c'era durante il quarantennio democristiano, con un partito, la DC, nato da ideologie sociali aperte e progressiste,  presto diluite in un coacervo di equilibri di poteri e di interessi, che hanno portato l'intero sistema alla disastrosa estinzione. Nè, il quel periodo "aureo", si poteva parlare di destra moderna, se non per le minoritarie presenze di un Malagodi e di un La Malfa, fagocitati facilmente dall'onnivora balena bianca.
Fu poi la volta della "discesa in campo" dell'allora "non ancora puttaniere". Anche cervelli raffinati, molti "socialisti", si fecero sedurre dalla novità, rivelatasi ben presto solo finzione televisiva, e soprattutto dai posti di sottopotere all'ombra del leader, che a tutto pensava tranne che al bene pubblico.
La grande sinistra, che allora esisteva ancora, iniziò a perdere proprio in quel momento, cedendo ai compromessi e alle viltà, iniziando  a parlare lo stesso linguaggio di bassa lega. Ah, dimenticavo, ci fu anche quella, la liga, la padania, la lega, la canottiera, il fora el terùn, l'indipendenza, le ampolle celtiche, l'ignoranza e la volgarità, sdoganata e diventata presto sistema di potere, col contorno di intrallazzi, cerchi magici, furti, posti in consigli di amministrazione e nelle banche. La logica evoluzione è adesso il fascista Salvini, che sgomita per contendere il primato all'odiato gemello Matteo, nella corsa a chi la spara mediaticamente più grossa. 
Ma Matteo 2 è senza speranza: la destra vera adesso c'è, capace di interpretare i residui aneliti  di libertà sociali, ma anche i valori di pancia degli italiani, capace di liquidare, definitivamente, o almeno così crede, la sinistra ideologica e "retrograda" e di interpretare  il cambiamento, la modernità, "l'Europa", la mutazione dei costumi, la capacità imprenditoriale, il merito e la semplificazione (per adesso solo a parole). Ebbene sì, la nuova destra che aspettavo adesso c'è e si chiama P.D. prossimamente partito della nazione.
Sullo sfondo l'unica vera alternativa, per adesso, in un miserabile bipolarismo all'italiana: il movimento, nè di destra, nè di sinistra, pragmatico, populista in senso buono, una vera e propria macchina da guerra elettorale (ma si sa come andò a finire la prima gioiosa macchina da guerra..), che intercetta tutto e il contrario di tutto.
Così è sin troppo facile, in un momento di sfascio generale, di insoddisfazione e di stanchezza diffusa, di corruzione, di scandali un tanto al chilo. Ma quando si dovrà decidere, se malauguratamente si dovesse arrivare a decidere? Sorrido amaramente dentro di me al pensiero della palingenetica rivoluzione della rete. Quando la maggioranza si accorgerà dell'evidenza delle opzioni telecomandate, delle contraddizioni ideologiche acchiappa tutto e dell'insufficienza della sola buona volontà e onestà, è facile prevedere l'epilogo:  un ulteriore incremento dell'astensionismo, purtroppo, e una non più rimarginabile disillusione collettiva. 
Intanto "godiamoci" la nuova destra e osserviamo con interesse i gufi della SINISTRA del 7 novembre. Velleitari parolai? reduci rimbambiti e superati dalla modernità?  schegge impazzite alla ricerca di una ricollocazione? vecchietti astiosi verso il nuovo che avanza e li esclude? 
O sinceri democratici, ultimi resistenti, eredi di una tradizione che va rinnovata e non semplicemente trasferita ai libri di storia? 
Vedremo.  Si sa, per altro,  come ci ricorda Goethe, che "ogni cosa intelligente sta nella minoranza", tranne poi scoprire con Malraux che "in ogni minoranza intelligente si nasconde una maggioranza di imbecilli"... 

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