mercoledì 4 febbraio 2015

Parole di scuola: R come responsabilità



A come analfabeta; B come banco,bidelli;  C come collegio docenti, consiglio d'istituto, continuità; D come dirigenteE come etica, empatia, esami; F come finanziamenti; G come GenitoriH come handicap; I come insegnante, le tre I; L come LIM; 
M come media;   N come numero; O come opportunità; P come professoreP come presideQ come qualità; R come ripetente, riforma,R, come responsabilitàS come semi; T come terremoto; U come unico; V come valigia; Z come zaino, zerbino.



R come responsabilità


**Questi voti, signora e signore, sono di un ragazzo che se mettesse altrettanta energia nel fare i suoi compiti e nell'imparare le lezioni, di quanta ne mette a giocare con il tablet o a guardare le serie televisive, sarebbero molto migliori! questi voti sono quelli di un alunno i cui genitori pensano che l'intera educazione dei loro pargoli tocchi ai professori. Questi sono i voti del vostro ragazzo!

La vignetta parla già da sè. Quarant'anni fa la colpa era sempre dei ragazzi, l'insegnante anche quello più repressivo, terrorizzante, a volte anche ignorante e violento verbalmente e non solo, aveva sempre ragione. Gradualmente, ma non tanto, si passò alla fase due: la colpa è sempre dell'insegnante e poi, sempre più ampliandosi lo spettro della follia collettiva,  della scuola intera. 
Tutto ovviamente accompagnato dal passaggio generazionale da alunno vittima (reale) degli insegnanti a genitore di vittime (presunte sempre e comunque) degli insegnanti. Adesso incalza la generazione dei genitori, che, da alunni, sono stati iperprotetti e sempre giustificati.
Mi auguro, però,  che la terza parte della spiritosa vignetta non si realizzi, anche se  dopo un periodo di lassismo tende ad esserci un periodo di regressione. 
Ma non è questa  la via d'uscita dall'insostenibile follia collettiva odierna: genitori aggressivi o quanto meno iperprotettivi, spesso appoggiati per quieto vivere dai dirigenti, insegnanti sempre più sulla difensiva, demotivati, ripiegati su se stessi, solo in attesa della soluzione  finale (la pensione), alunni sempre più ripiegati sulla propria irresponsabile e triste solitudine mediatica.
La reazione prospettata con veemenza dal professore francese non porta alcun vantaggio a nessuno: sarebbe solo una vendetta dopo anni di acquiescenza altrettanto colpevole. Mancherebbe in tutto questo altalenare una sola piccola parolina magica, poco o mai praticata da tutte le parti: responsabilità! 
I figli vanno educati, gradualmente, per carità, ad assumersi le proprie responsabilità: in una parola i genitori devono riassumere con fatica  il proprio ruolo. 
Gli insegnanti devono riappropriarsi del loro, che attiene alla cultura, all'aggiornamento, alla metodologia, mai veramente curati in Italia. 
I dirigenti, a loro volta, devono smetterla di pensare solo alla sicurezza e alle progettazioni cartacee e assumere anch'essi una posizione responsabile, che riguarda non solo la mera gestione, ma soprattutto la presenza fisica, l'organizzazione, l'indirizzo, la resistenza sia alle derive lassiste che a quelle autoritarie.
E, per concludere, scusatemi se è poco: chi sbaglia paghi e non solo tra gli alunni!

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