lunedì 24 marzo 2014

Referendum e altro ancora




Inquietanti analogie




Prima di conoscere i risultati del referendum secessionista (on line) Grillo era già partito alla rincorsa, inneggiando pittorescamente al lombardo-veneto, al regno delle due Sicilie, alla fuga dall'euro, ecc. 

Mala tempora currunt: gli strateghi delle bufale informatiche si inseguono, sfruttando l'ingenuità, l'irrazionalità e il mal di vivere della gente. Milioni di clik, rigorosamente non certificati, gonfiano le statistiche dell'una e dell'altra parte.

Così può accadere che da un giorno all'altro si debba pagare il caffè con un "scheo" e questa é la farsa, molto apprezzata in Ucraina si dice, ma può accadere anche di peggio, ma questa é una tragica realtà. Può accadere ad esempio che da un giorno all'altro militanti seri, appassionati e "legati al territorio"  vengano messi alla porta, solo perchè hanno una testa, perchè non possono tollerare lesioni alla dignità personale e alla verità, perchè poco conformisti 2.0 (o perché troppo a sinistra?).

I casi di Napoli e di Palermo sono emblematici. Chi ha votato Grasso al Senato, per non avere Schifani, è stato in un primo tempo perdonato, ma poi la longa manus della ditta ha fatto il suo corso.
Se un Buccarella si permette di votare liberamente, cioè secondo costituzione, sul reato di immigrazione clandestina, gli si fa gentilmente notare che di quel passo il movimento raggiungerebbe prefissi da teleselezione.

Se un Pizzarotti minaccia di alzare la cresta, viene subito sedato. 
Se un portavoce o un cittadino non sta ai diktat ci pensano gli incappucciati del web. 

Storia vecchia:  gli opportunisti, sempre presenti nella storia italiana, alleati con gli integralisti, si fanno avanti e rischiano di prevalere a danno non della democrazia interna al M5S, che sarebbe già grave, ma non irrimediabile, ma a danno della democrazia tout court e soprattutto delle speranze e delle aspirazioni di molti.

Grillo, intanto,  con modestia, dichiara di contare sempre meno nel movimento e che i deputati devono vedersela con Casaleggio (intervista a Repubblica non ancora smentita) e dopo qualche ora lancia nell'etere, questa volta tramite un odiato pennivendolo di La7, una inedita teoria del complotto: Bersani, povero pirla, giocato da Letta. Continuiamo così, l'Italia ha bisogno di ridere: l'ha detto anche Berlusconi. 
   

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